Tralasciamo il gioco con l’intelligenza artificiale e trattiamo seriamente l’argomento con l’amica e corista Michela, alla quale è stato chiesto perchè è entrata a far parte del Coro, cantare quali sensazioni le trasmette, cosa ne pensa di questa esperienza. Ecco quello che racconta e che volentieri condividiamo.
Cantare nel coro è un modo per stare insieme, per fare gruppo uniti dall’interesse per il canto, perché è un modo per mantenere viva la memoria storica, per celebrare eventi e ricorrenze. Ma è anche un modo per divertirsi e scherzare, valorizzare gli errori, sentirsi accolti per quello che ognuno è e può e sa dare.
Nel cercare di andare “a tempo”, si rispettano i tempi di tutti; perché non siamo tutti uguali ed è bello così; perché non occorre saper leggere la musica, ma riesci a trovarla seguendo il vicino/la vicina di sezione o le dritte del maestro, perché le esperienze si fondono, la pazienza si esercita, le note creano legami e le voci realizzano l’apparentemente impossibile, le varie età diventano risorsa, l’umiltà una via.
Canto solo da un paio d’anni in questo coro, e ho iniziato dopo varie titubanze legate al pensiero che l’impegno delle prove non potesse collimare con quelli familiari e professionali… Ho “provato” e sto sperimentando che tutto ciò mi dà occasione per mettermi alla prova, mi arricchisce e fa star bene, alleggerisce la stanchezza, libera la testa dai pensieri, a volte condividendo anche quelli degli altri, nell’accoglimento rispettoso e silenzioso o nell’ascolto di vissuti ed esperienze; perché ci si sta vicini e non solo “di posto” e con i coristi “di sezione”, ma anche con il cuore.
E penso che ad andare al ritmo del cuore non si sbaglia mai e l’armonia si trova sempre.